Bollettino Autunno 2024 - editoriale

TESORI NASCOSTI

Carissimi,
ci prepariamo, dopo esattamente due anni (quattro, se comprendiamo anche tetto e facciate e poi il Battistero) di completo restauro interno, a riaprire al culto la nostra Collegiata di S. Vittore. E lo faremo «alla grande».
Domenica 27 ottobre con il solenne Rito della dedicazione del nuovo altare da parte dell’Amministratore Apostolico il Vescovo Mons. Alain de Raemy e il 1° novembre, Solennità di Tutti i Santi, con l’Eucaristia (ore 11.00) trasmessa in Eurovisione (salvo imprevisti). Il Consiglio parrocchiale darà a tempo opportuno le informazioni adeguate sui due eventi. Da parte mia invito a viverli con gioia, riconoscenza e fede: saranno occasioni per sentirsi Chiesa viva, in cammino verso le splendore della Gerusalemme Celeste.
Nel corso del 2025 verrà stampato un nuovo volume della Collana «Arte e Cultura» (come quello sul Battistero e la Nunziatura) tutto dedicato alla lunga storia e all’arte della Collegiata.
In queste pagine mi soffermo su due «tesori» (ri-)scoperti durante il restauro e che purtroppo, secondi i criteri attuali dell’Ufficio Cantonale dei Beni Culturali, torneranno a essere nascosti dalle rispettive tele dipinte. Anche la soluzione da noi ipotizzata di mettere delle cerniere ai quadri (aprirli quindi in certe occasioni) è stata ritenuta dagli esperti rischiosa e fragile per la tenuta delle pesanti cornici delle tele. Si tratta di due preziosi affreschi cinquecenteschi che sono coperti da tele a olio settecentesche, altrettanto importanti. Il criterio sopracitato degli addetti alla protezione dei Beni Culturali cantonali è proprio quello di conservare l’armonia delle tele coeve di tutti gli altari laterali.
Il primo affresco (vedi copertina di questo Bollettino) che riguarda il 3° altare a destra, partendo dall’entrata, rappresenta un soggetto rarissimo: la circoncisione di Gesù. Il rito che veniva (e viene ancora) compiuto 8 giorni dopo la nascita del bambino ebreo maschio. Appare chiaramente la lama del coltello che incide nella carne di Gesù il segno permanente dell’appartenenza alla stirpe di Abramo. Mi piace pensare che Gesù, anche da adulto, si è sentito concretamente figlio del suo popolo e non ha che rinnovato ed esteso l’Alleanza di Dio con tutta l’umanità. Per fortuna poi nella Chiesa primitiva la linea sostenuta dall’apostolo Paolo ha prevalso su quella rigida dei fondamentalisti giudei e quindi a noi cristiani è stato risparmiato questo rito disagevole. Il quadro che copre questo affresco (comunque restaurati, l’uno e l’altro) rappresenta S. Ignazio di Loyola (fondatore dei Gesuiti) ed è attribuito al celebre pittore Giuseppe Antonio Petrini di Carona.
L’altro affresco scoperto è quello del 2° altare a sinistra. Rappresenta la Vergine Madre col bambino, affiancata dai Santi Rocco e Sebastiano, sempre del ‘500 (v. foto in questa pagina). I due Santi sono da sempre ritenuti protettori contro le pestilenze e probabilmente i balernitani hanno voluto dedicare loro un altare, dopo la peste del ‘500, chiamata la peste di S. Carlo che in quella triste circostanza si è prodigato instancabilmente in soccorso dei malati. E qui ho scoperto una curiosità. L’altare (che prima – come tutti gli altri laterali – era una vera e propria cappella, chiusa da 3 pareti) è stato finanziato dal Comune. Infatti sul frontale appare la prima rappresentazione dello stemma del Comune di Balerna, che riprende quello dell’antica Pieve. Con questo si spiega anche che, dopo quello della Madonna del Rosario, è il più sfarzoso e decorato. Ma la curiosità a cui facevo riferimento è che, quando nel ‘700 l’affresco fu coperto da una tela dipinta ad olio, attribuito al pittore Gian Maria Livio di Coldrerio, i santi rappresentati vennero mantenuti gli stessi dell’affresco (Rocco e Sebastiano) ma la Madonna venne sostituita da S. Carlo Borromeo. Infatti appare in alto il cartiglio Divo Carolo dicatum. Non è casuale. Dai documenti in archivio appare che in Collegiata, 8 giorni dopo la morte del Vescovo di Milano Carlo
( 3 novembre 1584) si tenne una solenne Messa in suo suffragio (esattamente il 12 novembre 1584) a cui concorsero tutti i sacerdoti della Pieve (circa 30) e moltissimi fedeli da tutta la regione. Dopo 150 anni i balernitani vollero fissare la memoria di quell’evento e promuovere la devozione verso quell’insigne Pastore nel frattempo dichiarato Santo.
Questi preziosi affreschi che continueranno a non essere visibili, resteranno – restaurati – a futura memoria. I posteri vedranno il da farsi.
Come detto, altri numerosi e preziosi particolari li noterete voi stessi dopo la riapertura e li leggerete sul volume apposito di «Arte e Cultura».
Per adesso prepariamoci a vivere l’inaugurazione della chiesa restaurata e la dedicazione del nuovo altare con fede e soddisfazione. Consegniamo alle generazioni future una Collegiata che accoglierà i momenti più importanti della vita cristiana dei balernitani (Battesimi, Prime Comunioni, Cresime, Matrimoni, Funerali). Possano queste future generazioni ricordarsi anche di noi che ci siamo tanto impegnati per il decoro e la bellezza di questo antico edificio.
Un arrivederci ai prossimi appuntamenti «storici».


don Gian Pietro