Natale di solidarietà

per il Centro “La Sorgente”, 20 km a nord di Beirut, Libano

In questo difficile Natale a causa della guerra e di bombardamenti che vede tanti bambini, donne e uomini soffrire, le parrocchie di Balerna, Castel S. Pietro, Mendrisio, Morbio Inferiore, Novazzano, Vacallo e le 7 Comunità di Breggia sosterranno con l’AZIONE NATALIZIA il Centro «La Sorgente», 20 km a nord di Beirut (Libano) gestito dal Movimento dei Focolari tramite una responsabile legata al Mendrisiotto, Marie-Lise Devrel.
Il Centro Mariapoli «La Sorgente» si trova ad Ain Aar, in un luogo di montagna, a 20 chilometri a Nord di Beirut. Le persone in fuga dalle bombe che stanno devastando il Sud del Paese arrivano qui, in questa regione a maggioranza cristiana e chiedono ospitalità.
«È normale bussare alla porta del Centro Mariapoli e trovare le porte spalancate», racconta R. della comunità libanese dei Focolari. «Potevamo non accoglierli? Cosa ne sarebbe stato dell’ideale di fratellanza del quale ci nutriamo e che dovrebbe essere la nostra caratteristica?».
Nessuno si aspettava che la situazione precipitasse così, da un momento all’altro. «I libanesi si stavano preparando al rientro a scuola con uno sguardo di speranza verso questo nuovo anno», racconta R. «Eppure una burrasca inaspettata si è scatenata, implacabile, minacciosa, micidiale», con «conseguenze terribili su una popolazione in sete di pace, di giustizia, di strade di dialogo». In pochi giorni, anzi ore, azioni belliche hanno colpito quartieri popolari e il popolo è sprofondato in «un vero incubo». L’Unicef fa sapere che secondo il Ministero della Salute Pubblica, al 25 settembre, quasi 600 persone sono state uccise in Libano, tra cui più di 50 bambini e 94 donne, e circa 1.700 altre sono rimaste ferite dal 23 settembre. Gli sfollamenti di massa continuano, raggiungendo circa 201.000 sfollati interni (IDP), secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim).
Anche il Centro Mariapoli «La Sorgente» si è gremito di ospiti «arrivati con le loro paure, il trauma vissuto nei loro villaggi o quartieri presi di mira». Hanno percorso in macchina 120 chilometri, impiegando dalle 5 alle 8 ore. Le strade sono affollate di auto in fuga dal Sud. Lasciano i villaggi prima di raggiungere le grandi città di Tiro e Sidone. Attorno a loro, vedono la distruzione dei recenti bombardamenti. Attualmente sono più di cento le persone ospiti al Centro Mariapoli di Ain Aar. Alcuni provengono dal Sud, altri dalle periferie popolari di Beirut colpite dagli ultimi attentati.
R. racconta: «Dove potevano chiedere asilo? Dove potevano andare, sapendo di essere accolti senza riserve?». Per la comunità dei focolari, inizia una nuova avventura. L’accoglienza viene fatta in coordinamento con le autorità locali, religiosi e civili.
Scatta – come d’altronde in queste ore in tutto il Paese – una «gara» di solidarietà. Dal parroco, ai fedeli della parrocchia, ai volontari. C’è chi si prende cura dei ragazzi organizzando per loro attività e partite di calcio. Chi si occupa degli aiuti necessari per l’accoglienza. «Le persone arrivano scioccate, preoccupate per il loro futuro, con negli occhi lo spettacolo apocalittico delle case distrutte, dei campi bruciati, ma anche di notizie di conoscenti, parenti, vicini, amici o allievi che sono stati uccisi negli attacchi e non rivedranno mai più. Insieme ci stringiamo calandoci a vivere nell’attimo presente, con la fede che ci ha permesso durante secoli di attraversare le avversità».
Il Centro «La Sorgente» punta a essere, insieme a tanti luoghi disseminati nel Paese, vere «oasi di pace». «La speranza, l’augurio più profondo è che presto si possa tornare a casa. Tanto sangue versato deve far fiorire il deserto dei cuori. Speriamo che questo calvario che stiamo vivendo, apra una breccia nella coscienza dei potenti e di tutti sull’evidenza che la guerra è una sconfitta per tutti, come ripete Papa Francesco. Ma soprattutto crediamo e speriamo che da questo crogiolo di dolore possa emergere dal Libano un messaggio di fratellanza possibile per l’intera Regione».