Dalla chiesa bella alla Chiesa viva
Nei giorni a cavallo tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre abbiamo vissuto momenti «storici» ed eccezionali: il 27 ottobre, la riapertura della Collegiata dopo due anni di restauro
completo, con la dedicazione dell’altare da parte del vescovo Alain, e subito dopo la trasmissione della Messa in Eurovisione nella solennità di Tutti i Santi, il 1°novembre. Ambedue gli eventi
resteranno indimenticabili nella memoria e nel cuore della nostra comunità.
Anzitutto i restauri. La nostra Collegiata, millenaria, è tornata a splendere (è proprio il caso di dirlo a proposito dell’illuminazione) nei suoi affreschi, stucchi, decorazioni, che la rendono
una delle chiese più belle del Ticino. Il risultato è lì da vedere. I restauri hanno evidenziato (anche con belle sorprese!) le tracce delle varie fasi fondamentali della storia architettonica e
artistica della Collegiata: il periodo romanico (abside, XI secolo), quello rinascimentale (affreschi, XVI secolo) e poi l’ultimo, quello barocco (XVIII secolo). I due anni sono stati
preceduti da altri due che hanno riguardato la messa in sicurezza e restauro dei tetti (grandiosi e complessi) e delle facciate, e poi il restauro interno dell’antico Battistero che così ha
potuto essere usato per le Celebrazioni ordinarie durante la chiusura della Collegiata.
Mi pare opportuno citare e ringraziare i protagonisti di questi impegnativi lavori: l’efficace Consiglio parrocchiale con il caro don Marco, gli ottimi architetti Raffaele Cavadini e Silvana
Marzari, l’Ufficio Cantonale dei Beni Culturali (in particolare la signora Lara Caldelari, che ha seguito e consigliato con meticolosità ogni particolare), i bravissimi restauratori e tutti gli
artigiani che hanno lavorato con competenza ma anche con passione come se fosse la “loro” chiesa. Davvero è stato un lavoro di squadra, condotto ed eseguito con armonia e competenza. Non posso
non citare la benefattrice signorina Guglielmina Pedroni che a 100 anni ha destinato precisamente ai restauri interni della Collegiata una somma che ci ha permesso di procedere in modo
ininterrotto e uniforme a tutti gli interventi senza aspettare, come avviene di solito, di avere prima i mezzi per ogni tappa. Poi i sussidi comunali, cantonali e federali sono stati generoso
complemento.
«Ciliegina sulla torta» è il nuovo arredo liturgico (altare, ambone, sede del celebrante) che ora favorisce le Celebrazioni con eleganza e correttezza. L’anno prossimo un volume della collana
“Arte e Cultura” sarà dedicato completamente alla nostra chiesa.
Per quanto riguarda l’emissione della Messa in Eurovisione, mi pare doveroso precisare – di fronte a interrogativi di tanti – che per questo tipo di trasmissione la RSI, in accordo con l’Ufficio
liturgico della Diocesi, segue un criterio fermo di proporre un «pacchetto» completo e sicuro di regia, che comprende celebrante, cantori, collaboratori, per assicurare un prodotto di qualità che
sia esemplare per gli utenti di vari paesi. E naturalmente non possono fare eccezioni. Inoltre l’intento è quello di mostrare non tanto, o non solo, le parti artistiche dell’edificio in questione
(che comunque è stato fatto egregiamente nei minuti precedenti all’Eucaristia) ma piuttosto l’assemblea e la sua partecipazione viva e attenta. Ciò che è apparso ed è stato ammirato dai tanti
«spettatori» esterni. Diversi balernitani sparsi nel mondo hanno comunicato la loro commozione al riguardo. Sono stati lodevoli per questo bel risultato il cerimoniere vescovile don Emanuele Di
Marco, il responsabile di settore Bruno Boccaletti e il «nostro» Armando Bernardoni, collaboratore RSI, che da anni ha fortemente insistito per questo evento da Balerna.
Adesso è il tempo di «godere» di questa nostra bella chiesa restaurata e rinnovata. Soprattutto di renderla viva con la nostra partecipazione e, proprio partendo da un edificio bello e attraente,
formare una Chiesa fatta di «pietre vive» (1Pt 2,4), che siamo noi credenti e praticanti, per essere il più possibile comunità che accoglie e manifesta la presenza del Signore in mezzo a noi. Mi
auguro che anche nei numeri (la pandemia da COVID ha lasciato il segno…) si torni a vivere ed entusiasmare la nostra comunità e anche i nostri giovani. La nuova mensa consacrata dal Vescovo con
rito suggestivo e commovente sia davvero la tavola di famiglia attorno alla quale ci piace sederci e nutrirci. S. Vittore Martire, la cui preziosa reliquia ossea è stata posta e sigillata sotto
il nuovo altare, ci aiuti ad essere, come lui, testimoni fedeli, fino al dono della vita, del Cristo Signore vivente per sempre.
Un’ultima domanda che mi sento rivolgere, riferita a me personalmente come arciprete: e adesso? Vi confido che dopo quasi 25 anni di ministero (un record nella cronologia recente degli arcipreti
di Balerna) e 75 anni di vita, sento che le energie (con anche qualche problema di salute) vengono meno. In questi decenni, oltre naturalmente al servizio di prete, mi sono preoccupato di
rinnovare prima la Casa arcipretale con la Nunziatura, poi il Battistero e infine la Collegiata. Adesso, su spinta del Consiglio parrocchiale, si vorrebbe anche rinnovare l’Oratorio, adeguandolo
ai criteri moderni ed ecosostenibili. Salute permettendo, trarrò le energie necessarie per ancora qualche anno (pochi), ma vi prometto che farò il possibile, per quanto dipende da me, perché
Balerna abbia un successore adeguato e degno di questa amata parrocchia.
Per adesso: avanti insieme per passare da una chiesa bella a una Chiesa viva! Conto sul vostro indispensabile aiuto!
Un abbraccio fraterno.
don Gian Pietro