Tempo... ingabbiato?

 

Alla fine di settembre con la posa dei ponteggi sono iniziati i lavori di restauro della nostra chiesa collegiata. Una svolta importante l’abbiamo avuta con la posa della grande gru di 54 metri messa in sede in una giornata con un montaggio spettacolare. Ora i lavori si concentrano sul tetto e sulle facciate non poco rovinate dalle intemperie. Trovate molte fotografie sul sito della parrocchia all’indirizzo:

www.parrocchiabalerna.ch/restauri-collegiata.

Da queste foto in occasione della pubblicazione di ogni bollettino prenderemo un dettaglio curioso che possa suscitare una riflessione. In questo numero è la volta della meridiana che si affaccia sulla piazza appena «ingabbiata» dai ponteggi. Ce ne parla don Emanuele di Marco autore di una tesi di dottorato proprio sul tempo e l’eternità.

 

 

Si vede. Si vede che non si vede. Stiamo parlando della meridiana della chiesa di Balerna, in questi giorni rimasta nascosta dalle impalcature necessarie per I lavori. Siccome bisogna essere svegli quando si va in giro, soprattutto per imparare a godere delle curiosità che la vita ci pone dinanzi… Cogliamo l’attimo e riflettiamo proprio sul tempo. L’immagine appena descritta si presta benissimo. I lavori fuori dalla chiesa non ci permettono di scorgere il passare del tempo segnato dalla meridiana. Il tempo… non ci soffermiamo sulla definizione, in tanti ci hanno provato, ne citiamo uno per tutti: sant’Agostino (354-430). “Che cosa è dunque il tempo? Se nessuno me ne chiede, lo so bene: ma se volessi darne spiegazione a chi me ne chiede, non lo so”. In quel “non lo so” rimane anche il nostro quesito. Desideriamo soffermarci sull’immagine del tempo “ingabbiato”, “rinchiuso”. “oppresso”. In effetti è difficile dare una descrizioned del tempo innanzitutto perchè lo viviamo, ma anche perché lo identifichiamo con il suo scorrere o addirittura con la sua misura. Un dato però è certo: viviamo un’epoca nella quale cerchiamo di riempire ogni istante. Abbiamo numerosi orologi intorno a noi (provate a guardarvi in giro ora, mentre state leggendo questo articolo: ne troverete uno nel computer, uno al polso, uno nel telefonino, uno sul forno o nell’automobile o sul comodino…). Riempiamo la nostra vita di molti impegni pensando che questo riempi la nostra sete di felicità. Tante cose da fare = vita piena. Questa equazione è quella che serbiamo nel profondo del cuore. E quindi nonostante mezzi velocissimi, processori potenti e semplificazione mediatica… il nostro tempo è sempre ingabbiato dalle numerose attività che dobbiamo fare e portare a termine. Sentiamo sempre il fiato sul collo. Abbiamo sempre timore di non riuscire a terminare quanto ci aspetta. E se “non vedessimo più… l’ora”, ovvero, se la nostra vita non avesse più sott’occhio un misuratore del tempo? Magari ci concentreremmo maggiormente su ciò che stiamo facendo! Saremmo meno superficiali… non vivremmo con l’impressione di dover essere sempre due secondi più in là del presente. Sì, perché alla fine il presente non lo gustiamo neanche. Forse bisogna vivere come i monaci benedettini. Sentivano il suono della campana: segnava l’inizio della loro attività. Non avevano una clessidra da polso o una meridiana tascabile per vedere quanto mancava alla fine. Semplicemente si concetravano a far bene il loro lavoro. Quando suonava nuovamente la campana, era il momento di terminare. E poi al prossimo rintocco la preghiera, a quello seguente il pasto, a quello ancora dopo la ricreazione… L’ora era scandita dalla campana (non a caso in alcune lingue anglosassoni campana ed orologio hanno la stessa radice etimologica). L’impalcatura della chiesa di Balerna ci ha insegnato molto… ci ha mostrato come in fondo avremmo bisogno di coprire tutti i nostri orologi. Per vivere quel momento che abbiamo davanti. Per andare a fondo di quello che stiamo facendo… senza dover avere l’ansia del “ciò che viene dopo”. È proprio il caso di dirsi… è l’ora di gustarsi le cose!