Editoriale
Se squarciassil il tuo cielo e scendessi
Questa accorata preghiera di Isaia (63,19) che appare quest’anno nella prima lettura della prima domenica di Avvento, riassume il grido dell’umanità che, da sempre, innalza il viso e le mani al Cielo, per invocare Dio. Mi vengono in mente (v. foto) le incisioni pre-istoriche rupestri della Val Camonica (Brescia), tra le più antiche e numerose al mondo e che sono state il primo Patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’Unesco in Italia (1979). Tra l’altro, mi riprometto di accompagnare una volta gli interessati di Balerna in visita a questo spettacolare sito, che conosco abbastanza bene, essendo vicino al mio paese natale.
Dicevo, mi vengono in mente perché esprimono – millenni prima di Isaia – la stessa preghiera innalzata al Cielo, a Dio.
Isaia però, anticipando il cristianesimo, segna una svolta nell’atteggiamento religioso. Non è solo un’adorazione, spesso timorosa, della divinità e neanche una pura invocazione di aiuto. E’ il desiderio, anzi la domanda, inaudita nelle antiche religioni, che Dio visiti la terra, scenda dal Cielo e si ponga accanto all’uomo.
E’ il sentimento che accompagna la nostra preghiera, i nostri canti, le nostre riflessioni in queste settimane di Avvento. E ogni anno nel Natale Dio risponde e viene in mezzo a noi nella persona del Figlio Gesù.
L’invito che vi rivolgo, cari parrocchiani, è di alzare le mani e il cuore a Dio (su su, senza timidezza!) e di prepararvi ad accogliere la sua visita.
Immagino l’invocazione di bambini desiderosi di gioia e affetto; di adolescenti insicuri e in crisi; di giovani ansiosi per il loro futuro; di coppie confrontate con la delicatezza e fragilità del loro amore; di genitori tribolati per il comportamento dei figli; di ammalati e sofferenti desiderosi, assetàti di aiuto; di anziani in attesa, quasi “mendicanti”, di compagnia… Tutti invochiamo: se tu squarciassi i cieli e scendessi!
E a Natale potremo dire: sì, i cieli si sono aperti e Dio è davvero con noi, con me, con te... Abbracciamoci, felici!
Ve lo auguro con affetto
don Gian Pietro