Il Diario di Anna Frank, un‘esperienza entusiasmante

Il paradosso! Pensare al diario di Anna Frank e continuare insieme a “credere nell’intima bontà dell’uomo”! È quanto ha proposto il Gruppo Giovani dell’Oratorio Balerna nei primo fine settimana di febbraio. E ce l’ha messa tutta! Non deve tuttavia essere la bravura indiscutibile o, al contrario, le inevitabili lacune degli interpreti a determinare il successo della messa in scena. Non dovrà neppure creare sensazioni particolari l’elaborato e perfettibile allestimento scenico, i supporti filmati o i commenti sonori registrati. Non è questo lo scopo delle rappresentazioni. La vera, grande, importante ragione della presentazione è proporre il paradosso. Quello della libertà e della fede dell’uomo che si muovono nella sofferenza e nella violenza ma che la oltrepassano e la sublimano. Guardiamoci intorno, o appena dietro le spalle. I sussulti della Storia, recentemente e ai giorni nostri, sono troppi e di troppa diversa matrice, per non costringere chiunque – anche il più distratto – a riconsiderarsi dentro la società in cui vive. Il Teatro ha un posto sicuro (o dovrebbe averlo) quale vetro filtrante e rifrangente attraverso cui Storia e Mondo passano e lasciano spesso segni indelebili, riconoscibilissimi. Ancora oggi l’uomo sociale deve assistere e partecipare, anche senza desiderarlo, ad eventi di alta drammaticità, destrutturanti e disgreganti; all’apparenza, nella loro brutalità, persino anacronistici. Viviamo, nessuno escluso, attraverso lo schermo televisivo o il foglio di un giornale una guerra lontana, mentre un’altra, più vicina, la sappiamo ancora in atto. Guerre concrete, “terza guerra mondiale combattuta a pezzi” come l’ha definita Papa Francesco, guerre incredibilmente vere, segnate dalle ferite consuete o impreziosite… si fa per dire… dalla ferocia delle nuove armi. Un’esperienza della materialità dirompente. E una volta di più, con l’evidenza indiscutibile di ciò che sanguina, ci ritornano immagini sopite, consapevolezze accantonate nel tempo. Un frammento, il “Diario di Anna Frank”, analogo ad altri momenti di storia del passato e del presente. Guerra non significa solo armi, scontro di aerei, vittime e prigionieri, atrocità militari e mediazioni diplomatiche ogni giorno meno probabili. Guerra è anche tutto all’intorno: le crepe dell’interiorità, la persuasione subdola, la corruzione del potere, la volgarità del desiderio, la pochezza degli obiettivi. Ecco perché, unendo il ricordo di esperienze di guerra il Gruppo Giovani dell’Oratorio Balerna ha ritrovato il famoso e drammatico “Diario”. Perché abbiamo bisogno di pace e ci ritroviamo, al contrario, in mezzo alla guerra. E in qualche modo bisogna pur parlarne, di guerra. Ma soprattutto ripensare alla speranza e alla gioia di vivere tipicamente giovanile e perciò schietta di Anna Frank che nonostante tutto continua a “credere nell’intima bontà dell’uomo”.

La messa in scena del lavoro è essenziale. Cerca di rappresentare il più fedelmente possibile alla descrizione del testo, l’interno della soffitta di Amsterdam dove gli eventi della guerra costringono otto persone e un gatto (assente in scena) a vivere nascosti per due lunghi anni, ospitando pure, per brevi ma intensi momenti, gli “angeli custodi” dei carcerati, Miep e Krahler. Gli spazi sono ammassati l’uno accanto all’altro. La sala centrale rappresenta quello più sfruttato: è la stanza comune. Al lato destro, dietro le quinte, vi sono le camere - meglio chiamarli “spazi” - di Anna e Margot e di Peter. Tramite alcuni scalini che conducono fuori palcoscenico si accede invece, immaginandolo, al piano rialzato dove alloggiano i coniugi Van Daan e Dussel, il medico dentista che condividerà poi, in certa misura, “lo spazio” con Anna Frank. Nello spezzato a sinistra della sala comune è sistemato il vano cucina. Il lavoro è supportato da indovinati inserti filmati e commenti sonori che aiutano gli spettatori a convivere la vicenda del gruppo di ebrei nascosto alla persecuzione dei nazisti. Un paio di cambiamenti di scena, accompagnati dalla chiusura del velario, danno la sensazione del tempo che passa: quasi uno sfogliare delle pagine del diario.

Grazie a Gianni Ballabio per l’adattamento del “Diario” che ha saputo trasmetterci l’essenzialità della vicenda. Chi ha lavorato alla scenografia, alle luci e ai video merita il plauso più sincero: sono le mani operose di don Marco e dei suoi giovani le vere protagoniste dell’allestimento scenico. Ma come non sottolineare, su tutte, l’interpretazione di Alice Praduroux, nel ruolo di Anna Frank, e di Giovanni Lardelli, il Peter van Daan, il ragazzo schivo e timido che si trova ad essere il primo compagno e confidente della solida, intelligente e fiduciosa Anna? Siete stati meravigliosi. Bravi tutti, ma proprio tutti gli altri interpreti della vicenda. Congratulazioni a don Marco Notari che ha creduto al progetto e l’ha ben realizzato assumendo il non facile doppio compito di interpretare il ruolo di Otto Frank, padre di Anna, e di regista. Ci avete regalato momenti di commozione, occhi lucidi in molti, riflessione e compartecipazione interpretativa. Grazie di cuore a tutti.

Fausto Cattaneo