La splendida foto di gruppo scattata alla fine del pellegrinaggio al Sacro Monte di Varese ci restituisce i volti luminosi dei novanta partecipanti delle “famiglieinrete” del Vicariato del
Mendrisiotto, sullo sfondo dei monti e delle colline che dal Campo dei Fiori digradano ormai verso la pianura. Una luminosità che non dipende tanto dall’esposizione al sole, pur generoso, di
giovedì scorso, festa dell’Ascensione, ma piuttosto dall’esperienza di comunione e fraternità condivisa, dalla salita impegnativa affrontata insieme lungo il viale delle 15 artistiche cappelle
dei misteri del Rosario, genitori e figli mano nella mano, con lo sguardo rivolto al Santuario di Santa Maria del monte, alla “Madonna nera” che da secoli volge gli occhi sui suoi figli. Una luce
attinta alla solenne celebrazione dell’Eucaristia, tra profumo di incenso, bellezza di un popolo
che canta, un’omelia vivace che ha saputo coinvolgere i ragazzi. Dopo un pranzo semplice al ristorante del
Santuario, la visita alla suggestiva cripta romanica recentemente riportata alla luce, che testimonia le radici
di un culto antichissimo sul monte.
Nel 2003 l’UNESCO aveva iscritto i nove Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia nella lista del
Patrimonio Mondiale, ai quali si aggiungono i due Sacri Monti del Ticino (Madonna del Sasso e Brissago).
Gruppi di cappelle, inserite mirabilmente nel paesaggio prealpino, a costituire dei percorsi spirituali e di
pellegrinaggio, cui lavorarono importanti artisti, scultori e pittori del tempo. Furono eretti fra la fine del XV
e l’inizio del XVIII secolo dalla pietà francescana per realizzare una sorta di “barriera devozionale” contro la
diffusione del protestantesimo da nord; e per offrire un’alternativa ai pellegrini in tempi in cui era
diventato difficile andare in Terra Santa.
Prima di ridiscendere dal monte, i pellegrini momò hanno salutato la Madonna con un canto e la preghiera
dell’incontro mondiale delle famiglie con papa Francesco a Roma tra poche settimane.