In Memoria del Vescovo Ernesto Togni

«È vicino il momento della mia nascita. Un’acqua viva mormora dentro di me e mi dice: Vieni al Padre. Chiedete per me che io possa raggiungerlo».
S. Ignazio di Antiochia vescovo e martire, lettera ai Romani
[...] Forse queste parole potrebbero avere un valore particolare, fossero scritte in un momento di urgenza e di angustia, quando la morte si avverte vicinissima. Non è la condizione nella quale mi accingo a scrivere. [...]  Sento vere e illuminanti le parole di S. Ignazio di Antiochia. Ripenso al cammino percorso e mi ritrovo nelle famiglie delle quali il Signore ha voluto che facessi parte e condividessi gioie e fatiche. Ritrovo, per prima, la mia famiglia umana: ad essa mi sento molto debitore di quello che sono. Se sono diventato prete è perché nella mia casa il Signore mi ha fatto trovare le iniziali ragioni e spinte ad esserlo. [...] La mia seconda famiglia è stata il Seminario. [...] Conservo un ricordo vivo e cordiale di ciascun ragazzo incontrato nella vita e nella scuola, e ho imparato a non giudicare mai l’albero in crescita. [...] hanno seguito strade diverse, il Signore mi ha concesso spesso di conoscerle e di vederle con intima soddisfazione. [...] Il Signore mi ha chiamato al ministero pastorale nel le comunità di San Vincenzo a Tenero e di San Bernardo a Contra, ricche di fanciullezza e di gioventù. Sono stati anni di maturazione e di grande gioia. [...] Ma se qualcuno in quel tempo ho dimenticato o trascurato, chiedo perdono. [...] Saluto e ringrazio i giovani e gli amici con i quali coltivai e condivisi la passione per lo scautismo e per la montagna. Il Signore volle misteriosamente affidarmi la grande famiglia della Diocesi. Rimane per me mistero della sua misericordia l’avermi chiamato al servizio della gioia nella Chiesa che è a Lugano, come resta più ancora mistero della stessa misericordia l’avermene ritirato attraverso la fatica e la sofferenza. [...]
Questa morte che fortunatamente non so come e quando verrà, ma a riguardo della quale oso chiedere al Padre che me la faccia presentire, che mi conceda di presentarmi ad essa come ad un incontro atteso e preparato. Se me ne riterrà capace, con la Sua forza, che mi prepari ad essa nella fatica fisica conosciuta, accettata, apprezzata e vissuta come fuoco purificante la fede, la speranza, la carità. Quando Lo incontrerò, Gli griderò grazie per la mia vita, cosi come me l’ha data e costruita, con i suoi doni e i miei limiti, con la sua ricchezza e la mia povertà e il mio peccato. Gli dirò la mia gioia di uomo, di figlio salvato da Cristo e abitato dallo Spirito, di fratello dei santi, di figlio della Chiesa. Gli dirò grazie di avermi fatto prete e vescovo, libero nella povertà e nella verginità, sereno nell’obbedienza, gioioso per temperamento e per fede, ricco di speranza anche nella fatica, semplice nel servizio della carità. [...]