A che ritmo batte il vostro cuore? Si limita a battere come se fosse un orologio? Perché, se è davvero acceso, un cuore palpita, sussulta, si emoziona, è la locomotiva della vita. Magari siamo
sconfortati, tristi, ci muoviamo a fatica solo reagendo agli stimoli, proprio come i discepoli di Emmaus (Lc 24, 13-35). Ma sono loro, quei discepoli che lo slogan dell’ottobre missionario ci
invita a conoscere, che hanno il cuore che arde e che possono dire che è possibile ricominciare a camminare. Cuori ardenti, piedi in cammino. Ma che cosa significa? La storia dei discepoli ci
mostra vividamente il passaggio che avviene nella fede, dalla tristezza alla gioia e dallo scoraggiamento all’audacia; mostra anche che la chiave di questo cambiamento è Dio e il nostro
attaccamento a Lui. Un cuore acceso è un movimento, che parte da noi ed è capace di investire gli altri e la vita, portando ciò che fa bene. Solo con il cuore pieno del suo amore possiamo
rimetterci in cammino. E allora la vita diventa uno scrigno di possibilità, uno spartito tutto da scrivere grazie a quell’Incontro. Un Incontro che permette di trasmettere la vita, farla
rinascere dalle macerie, contagiare e riscaldare il mondo. Pensando anche a chi è molto lontano dalla nostra realtà e vive una realtà di chiesa magari più vivace, ma con meno mezzi.
UN SETTEMBRE MISSIONARIO
CON IL VESCOVO ANTONIO CRAMERI
Il 12 settembre a Breganzona avremo l’occasione di conoscere il vescovo Antonio Crameri, un poschiavino missionario in Ecuador, un paese che balza spesso nelle cronache a causa dei vulcani che
eruttano ma soprattutto della grande violenza di bande di criminali legati al narcotraffico che recentemente hanno addirittura ucciso un candidato alla presidenza.
Crameri ha un carattere forte e diretto, nessun pelo sulla lingua. Ma come vescovo in Ecuador, è più di un semplice pastore per le sue pecore. Le sfide sociali che possiamo a malapena immaginare
segnano la quotidianità a Esmeraldas, nel nord-ovest dell’Ecuador, al confine con la Colombia. E la sua presenza fa la differenza per molti.
Oggi il vescovo Antonio, 54 anni, guida un vicariato apostolico grande quanto le diocesi di Basilea e Lugano messe insieme, lui e una sessantina di preti. Tra i numerosi impegni di Crameri c’è
pure la visita, quando possibile, all’ospedale di San Lorenzo, a circa due ore e mezza. Si tratta dell’unico ospedale in una regione con circa 60.000 abitanti! “È estremamente necessario perché
la zona è teatro di numerosi omicidi e tentativi di omicidio”, afferma monsignor Crameri. “Le persone ferite negli attentati sono una minaccia per il personale ospedaliero, soprattutto per i
medici. Gruppi armati sono già entrati negli ospedali alla ricerca delle loro vittime ferite. Il vescovo vive e lavora quotidianamente in questo clima e non smette di denunciare questi
misfatti, nelle sue prediche, per strada e nelle varie comunità che visita regolarmente.
Non lasciatevi sfuggire l’occasione di incontrarlo!
Buon ottobre missionario! Che possiate sentire palpitare il cuore, lasciarlo ardere per contagiare gli altri e muovere i vostri passi nella danza della vita.
Chiara Gerosa