La Grazia ai tempi della crisi climatica

Vivere la Quaresima significa confrontarci con i nostri limiti. Nel ricordare la passione di Gesù, ricordiamo la sofferenza di tante persone che oggi portano la croce a causa di sistemi ingiusti e di oppressione. In questo modo, ci colleghiamo con la vulnerabilità dell’essere umano. Quando digiuniamo o cerchiamo di limitare i nostri consumi, ci confrontiamo con il fatto che il mondo non è infinito e che ciò che possediamo è in definitiva dato e non guadagnato.

Arianne van Andel
La teologa riformata olandese
Arianne van Andel vive in Cile,
docente presso l’Evangelical Theological Fellowship of Chile, è fondatrice e coordinatrice di diverse reti ecumeniche e interreligiose come la Coalizione ecumenica per l’integrità del creato (CECC) e l’Alleanza interreligiosa e spirituale per il clima in Cile.


Sappiamo bene che la crisi climatica è causata dal consumo eccessivo di combustibili fossili e di risorse naturali. Questo non solo porta alla distruzione degli ecosistemi, ma aggrava anche l’ingiustizia nel mondo e la sofferenza delle persone, soprattutto di quelle più vulnerabili: le popolazioni indigene della regione amazzonica, gli abitanti di zone fortemente contaminate e le persone che hanno perso le loro case e i loro beni a causa degli uragani.

La croce di Gesù oggi riflette la sofferenza impotente e ingiusta di queste persone e anche quella dei molti ambientalisti che vengono uccisi impunemente in Colombia, Brasile e Honduras.

Il cristianesimo si è sviluppato insieme al sistema economico capitalista di accumulazione e crescita. Ha persino legittimato questa pratica sulla base di un’interpretazione antropocentrica della richiesta contenuta in Genesi 1,28 di «sottomettere la terra e dominarla». Nel mondo occidentale abbiamo imparato a dominare la natura attraverso la conoscenza scientifica e la tecnologica.

Ci vantiamo di essere co-creatori di Dio nel generare progresso e sviluppo. Nella narrazione biblica, tuttavia, la nostra grandezza non è l’unica affermazione. La Bibbia ci ricorda costantemente che siamo parte della creazione: finiti, piccoli e vulnerabili.

Così, le leggi dello Shabbat, e in particolare le venticinque regole del Levitico, ci invitano a dare riposo alla terra, ai nostri lavoratori, ai nostri servi e agli animali. Inoltre, il testo richiede, ogni 50 anni, un anno di ridistribuzione di tutte le ricchezze accumulate: il Giubileo. È l’anno di grazia che Gesù proclama come sua missione in Luca 4,19.


 

La Quaresima può aiutarci a riflettere sul significato di questo anno di Grazia. Che cosa significherebbe un anno del genere nel nostro contesto? La Grazia ci parla di ciò che ci è stato dato gratuitamente. Allo stesso tempo, sfida la nostra concezione comune di libertà. In questo periodo di crisi ecologica, credo che questo concetto possa essere liberatorio a tre livelli:

 

1) Il concetto di Grazia nasce da una profonda consapevolezza dei nostri limiti strutturali come esseri umani.

«Un tempo pensavo che i maggiori problemi ambientali fossero la perdita di biodiversità, il collasso degli ecosistemi e il cambiamento climatico. Pensavo che con 30 anni di buona scienza avremmo potuto affrontare questi problemi. Ma mi sbagliavo. I maggiori problemi ambientali sono l’egoismo, l’avidità e l’apatia…. E per risolvere questi problemi abbiamo bisogno di un cambiamento spirituale e culturale. E noi scienziati non sappiamo come farlo».
Gus Speth, professore di Politica ambientale e sviluppo sostenibile all’Università di Yale
L’egoismo, l’avidità e l’apatia, a mio avviso, si basano su presupposti psico logici relativi al nostro valore intrinseco di esseri umani. Derivano da un’insicurezza fondamentale sul nostro significato. Questa viene sfruttata da un sistema economico che ci fa credere che il nostro valore dipenda dal consumo e dal possesso. Questa è la religione del nostro tempo.
L’apatia fa da corollario all’egoismo e all’avidità, porta con sé l’idea che non possiamo fare la differenza nella nostra limitatezza. Possiamo superare queste tendenze solo se rivalutiamo l’idea di Grazia.
La nostra vita è un dono di Dio e questo la rende preziosa. Possiamo ricordare a noi stessi, giorno dopo giorno, che non dobbiamo «guadagnare o dimostrare» il senso della nostra esistenza con il denaro, la fama o il potere. Solo quando viviamo questa certezza possiamo essere più umili. Non siamo dei e dee, né abbiamo bisogno di esserlo. Siamo esseri umani, con i nostri limiti e le nostre imperfezioni, ma anche con una scintilla divina, un enorme potenziale per fare del bene.

2) Il concetto di Grazia ci rende più liberi di correggerci, confessare i nostri peccati e ricominciare.

La vita dipende dalla Grazia e quindi non abbiamo il diritto di sopprimere o abolire questo dono nelle altre persone o nella natura.
Il concetto di Grazia apre la possibilità di confessare che il sistema tiene tutti prigionieri, comprese le nostre Chiese. Queste devono essere «più umili riguardo alle nostre possibilità e più coraggiose nelle nostre azioni», come dice un documento della Chiesa protestante olandese. La Grazia risveglia in noi la consapevolezza che, come Chiese, stiamo agendo troppo lentamente in relazione alla crisi ecologica. Cerchiamo dunque di essere più critici nei confronti delle nostre lotte di potere, del nostro egoismo, della nostra avidità e della nostra apatia.

3) Il concetto di Grazia ci dà indizi su dove iniziare quando noi, come Chiese, siamo di fronte alla crisi ecologica.


La sfida del mutamento climatico potrebbe paralizzarci e renderci apatici o megalomani a causa della sua immensità. La Grazia può liberarci dall’idea che il significato delle nostre azioni risieda nel loro successo immediato.
Il digiuno e l’esercizio di vivere con meno possono essere praticati in comunità. Inoltre, fa parte del compito delle Chiese parlare laddove la vita diventa una merce. In America Latina gli esempi non mancano: l’accesso all’acqua è minacciato, le popolazioni sono massicciamente danneggiate dallo sfruttamento illimitato delle miniere, le foreste native sono sostituite da monocolture che degradano il suolo. Le comunità locali che ne subiscono le conseguenze hanno bisogno del sostegno di voci solidali e profetiche per opporsi alle grandi imprese transnazionali e proclamare con uno slogan cristiano che: «il creato non è in vendita». Il creato è un dono di Dio e noi esseri umani siamo gli unici che possono rispondere a questo dono abbracciando i nostri limiti e difendendo la vita nella sua bellezza.

Celebriamo la Quaresima riconoscendo che, per poter amare, dobbiamo «lasciar andare». Lasciare andare le nostre idee fisse su ciò di cui abbiamo bisogno per una vita confortevole. Lasciare andare le nostre preoccupazioni di «non avere abbastanza». Lasciare andare la nostra paura della finitudine, della vulnerabilità e dell’impotenza. Solo allora potremo iniziare ad agire liberamente e per Grazia e a rispondere in modo appropriato alle crisi attuali. Le risposte nate dalla consapevolezza di essere limitati e amati allo stesso tempo, porteranno a una cultura della speranza e della resurrezione anche nei momenti più bui.


 

 

In fondo alle tre chiese trovate le buste viola che raccoglieranno il frutto del no­stra «azione quaresimale». Saranno da riportare in chiesa durante le Messe della Domenica delle Palme (23-24 marzo). Troverete anche le tradizionali agende e molte altre riflessioni e informazioni sul sito della campagna:
www.vedere-e-agire.ch