Bollettino Primavera 2024 - editoriale

Il nostro «Calvario» nella Collegiata

Carissimi,
considerato l’avanzamento dei restauri interni della Collegiata, ho pensato di improntare questa mia abituale introduzione nei bollettini parrocchiali alle parti più significative della stessa chiesa. In questo, essendo il bollettino di Quaresima/Pasqua, mi riferirò all’altare del Crocifisso. In seguito, mi chinerò su quello della Madonna (il più artistico e prezioso, considerato un vero gioiello, con la grande statua lignea dell’Immacolata, opera di Pietro Lironi di Vacallo, sec. XVII, e i bei quadretti dipinti con i Misteri del Rosario). E lascerò alla fine il presbiterio con il magnifico ciclo di S. Vittore, opera (sec. XVII) del noto pittore Francesco Giorgioli di Meride.
Il tutto verrà poi ripreso, con più competenza storica e artistica, in un nuovo volume della Collana «Arte e Cultura», come già fatto con il Battistero e la Nunziatura, molto apprezzato in tutto il Cantone e disponibile in parrocchia.
Apice dei lavori di restauro sarà la dedicazione del nuovo altare di marmo da parte del Vescovo, evento davvero storico per la nostra parrocchia che non avviene da quasi 300 anni.
Tornando all’altare del Crocifisso, in questi mesi in cui ho potuto seguire regolarmente il procedere dei restauri, con ottimo visibile risultato, mi sono convinto che i balernitani hanno come voluto inserire nella Collegiata un vero e proprio «Calvario». Prova ne è che, cosa rarissima, non appaiono in questa chiesa i tradizionali quadri della Via Crucis (14 stazioni).
L’altare del Crocifisso (l’ultimo a sinistra degli 8 altari laterali) è nato come vera e propria cappella all’inizio del ‘500, dedicato ai Santi Cosma e Damiano (fratelli medici del III secolo, martiri sotto Diocleziano, come S. Vittore). A metà del ‘700 fu completamente rinnovata (barocchizzata) la cappella, conservando la dedicazione ai due Santi e quindi aggiungendo le appropriate statue attribuite a Gianfrancesco Silva, come gli altri stucchi nella cappella. Il grande ed espressivo  Crocifisso ligneo (pure in delicato restauro) doveva già essere presente, essendo datato agli inizi del ‘500.
Tralascio, perché ha bisogno di una trattazione a parte, il bellissimo grande affresco sulla destra della cappella, che doveva occupare tutta la parete con un ciclo completo mariano, che raffigura la Madonna in trono col Bambino e i Santi Vittore, Sebastiano e Rocco, già restaurato nel 2004 come dono del compianto arciprete don Franco Riva.
Le altre pareti sono tutte affrescate con i temi della Passione: simboli, appunto, della Passione, angeli che reggono la corona di spine (quasi come per incoronare Gesù crocifisso). Scritte notevoli come «Hic medela, hic salus, hic vita» (Qui medicina, salvezza e vita) o «Tenebrae factae sunt» sotto un cielo plumbeo con il sole e la luna oscurati. Sui pilastri d’ingresso, monocromie riferite alle «profezie» veterotestamentarie della Passione (es. Sacrificio di Isacco, serpente di bronzo nel deserto…).
Ma che appaiono particolarmente all’occhio  (sono grandi perché posti in alto) sono i due affreschi, datati 1730, di autore per ora ignoto, che rappresentano due momenti significativi della Passione. Anzitutto «L’incoronazione di spine», quello  in copertina di questo Bollettino, appena restaurato, e – di fronte – la «Salita al Calvario», quello che appare in questa pagina, prima del restauro, perché attualmente – pure restaurato – non è fotografabile per via dei ponteggi.
Ancora più significativi sono i dipinti alla base del cupolino della cappella che vorrebbero mostrare la «gloria della croce» (portata da angeli e contornata da luce e soggetti trionfali).
È appunto a questo che mi riferisco in conclusione: la cappella è - come detto – una specie di Calvario voluto nella nostra Collegiata, dove il fedele all’interno, guardando poco a poco, su su, è portato a passare dal dolore per la Passione e Morte di Cristo a intravedere il senso di tutto: la luce e la gloria di quella Croce che è il dono immenso d’Amore del Figlio di Dio. Proprio, come scritto: «Qui medicina, salvezza, vita».
Cari, vi auguro con questi pensieri una buona Quaresima per celebrare insieme una gloriosa e santa Pasqua.
don Gian Pietro