Bollettino primavera 2019 - Editoriale

Sia fatta la Tua volontà

Ho scelto come immagine di copertina di questo bollettino di Quaresima e Pasqua uno dei più suggestivi bassorilievi in terra cotta modellata dall’artista ticinese Fiorenzo Abbondio attorno al 1930 per la cappellina posta ai piedi del colle di Sant’Antonio di Balerna: la “Preghiera di Gesù nell’orto”, in memoria dello zio mons. Angelo Abbondio che fu arciprete di Balerna dal 1894 al 1927. Di per sé la scena non fa parte della Via Crucis tradizionale che si snoda nel percorso delle 14 cappelle pure illustrate dalle formelle dello stesso artista e che inizia lì appresso con la condanna di Gesù a morte, ma in qualche modo ne è il preludio e rappresenta piuttosto il primo mistero doloroso del Rosario. In sintonia col Vangelo, il rilievo dell’agonia di Gesù nell’orto dà la sua massima resa espressiva di notte, quando tutto è buio intorno ed emerge come in un notturno la figura solitaria di Cristo fra gli ulivi illuminato dall’alto da una luce che mette in risalto le pieghe delle vesti e la tensione del corpo arcuato verso il Padre.

L’origine del pio esercizio della Via Crucis viene fatto risalire a Francesco d’Assisi o comunque alla tradizione francescana. Originariamente la vera Via Crucis comportava la necessità di recarsi materialmente in visita presso i luoghi dove Gesù aveva sofferto ed era stato messo a morte. Dal momento che il pellegrinaggio in Terra Santa era diventato impossibile per molti, la rappresentazione delle stazioni in una sequenza murale all’interno delle chiese ma anche all’esterno in suggestivi percorsi verticali monumentali, rappresentò un modo di portare idealmente a Gerusalemme ciascun credente. Le rappresentazioni dei vari episodi dolorosi accaduti lungo il percorso contribuivano a coinvolgere gli spettatori con una forte carica emotiva.

Ma vorrei invitarvi a tornare alla preghiera di Gesù nell’orto, così efficacemente modellata con l’argilla poi cotta nel forno dal nostro artista Abbondio.

La figura di Gesù è altamente espressiva. Lo mostra non tanto nell’agonia (così viene anche chiamata la scena) drammatica e disperata, ma piuttosto nella preghiera e nell’affidamento al Padre. L’artista lo ha rappresentato in tensione verso il Cielo, in ginocchio, quasi allungato, anche nei panneggi, verso l’alto, con le mani giunte e gli occhi che sembrano quasi dire le parole che conosciamo: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice di dolore. Però non sia fatta la mia volontà, ma la tua (Lc. 22,42). Vi vedo rappresentata tutta la sofferenza, il dolore, l’angoscia dell’umanità, e quella di ciascuno di noi.

Ma nello stesso tempo la figura emana una straordinaria serenità, una profonda e vera fede-fiducia in quel Padre che non lascia solo il Figlio ma si prepara a sostenerlo in quella sofferenza che diventerà il più alto dono d’amore. “Allora dal Cielo venne un angelo a confortarlo” (Lc. 22, 43).

Quando ci parrà di vivere momenti simili (la vita non li risparmia a nessuno…), invito anche voi - magari nell’oscurità – a recarci in quel nostro piccolo giardino degli ulivi, ai piedi del colle di S. Antonio. Ci sembrerà che Gesù tra quegli ulivi ha pensato anche a noi, a me, a te, e nel suo dolore pieno di fede e d’amore ci conferma che non siamo soli, dimenticati, abbandonati, ma che Lui ci aiuta a fare (molto più che accettare) la volontà del Padre.

Buona Quaresima per vivere una felice Pasqua!

 

don Gian Pietro